indice di questo articolo...
Risposta breve: si.
Ma perché in realtà ci amano da impazzire.![]()
I francesi, si sa, ci guardano con un misto di ammirazione e fastidio. Non per disprezzo, ma per un sottile senso di competizione in tutti gli ambiti dove vorrebbero, senza riuscirci, brillare come unici e indiscussi protagonisti.
Tante competizioni e rivalità che per gli italiani sarebbero da celebrare, ma per i francesi sono battaglie non vinte, rivoluzioni non fatte.
differenze tra Italia e Francia, italiani e francesi...
Le facili ironie, le battutine, gli stereotipi sono diversi.
I francesi ci prendono in giro perché parliamo con le mani, gesticoliamo molto, noi rispondiamo che i francesi parlano con le pernacchie e sbuffatine.
Noi li prendiamo in giro per la loro grandeur, per il loro accento teatrale e per la serietà con cui trasformano ogni bicchiere di vino in un trattato di filosofia. Loro ci ricordano l'inaffidabilità in politica, illuminati da una storia imperiale ormai decisamente passata.
In campo artistico la sfida è antica e sottile. La Francia ha saputo custodire e celebrare l’arte, ha inventato il gotico e l' impressionismo, ma le sale più ammirate dei loro musei sono piene di opere italiane, e non solo Leonardo, Mantegna, Canova, Michelangelo, ma anche icone del design contemporaneo con il solo mitico Starck a tenere la bandiera.
A tavola la rivalità si accende, tra burro e olio d’oliva, tra precisione e passione quotidiana.
Per i francesi, cucinare è un atto d’intelligenza, tecnica e decoro, per gli italiani è un gesto d’amore, profumo di casa e tavolate in famiglia. Tanta cultura e ricerca culinaria, però in Francia trovi tanti "ristoranti italiani" mentre in Italia non ne trovi altrettanto francesi.
Per i francesi fare dolci e pasticceria è l' arte della delicatezza di macaron e tortine, per gli italiani è tradizione di cannoli, sfogliatelle, torta della nonna e tiramisù. E il croissant non è francese!
Ancora rivalità sul vino, con Bordeaux, Borgogna e Champagne da una parte; Barolo, Brunello e Prosecco dall’altra.
Insieme, i due paesi producono quasi il 40% del vino mondiale.
I francesi non tollerano che la loro lingua, nonostante sia quella parlata ufficialmente nel maggiore numero di stati al mondo, non sia in realtà la lingua più parlata o utilizzata in Europa, per lo più nelle occasioni ufficiali. Per loro, la lingua è un patrimonio nazionale, un monumento vivente.
I francesi davvero non sopportano essere richiamati o salutati in inglese. Soprattutto a casa loro. E su questo mi trovano d’accordo. Spessissimo mi capita di sentire pseudo conversazioni tra italiani che improvvisano un pessimo e artificiale inglese sub-scolastico con delle sfingi francesi che pur comprendendo il misero tentativo di richiesta d' aiuto o di informazione preferiscono erigere il loro scudo a difesa della francofonia.
Parlare francese, anche solo provarci, in Francia, è un gesto di rispetto che apre porte e sorrisi. Basta un bonjour, excuse-moi detto con accento italiano per far sciogliere anche il più burbero dei parigini.
Mi straraccomando, il bonjour, il buongiorno, mettilo sempre ad inizio frase, ovunque, a tutti, a tutte le ore, anche a buio, anche a cena. Ma il bonsoir a che ora scatta? Il bonjour è l' unico lasciapassare all' essere ascoltati o minimamente degnati dì attenzione, in Francia.
E non iniziare una conversazione con un ciao, che per loro è un arrivederci...della serie, arrivederci, come stai? Non torna.
Noi italiani siamo più semplici, se a Roma un francese ci chiede un' informazione, non la capiamo nè in francese, nè in inglese, ma li accontentiamo sempre con un bel sorriso e un' indicazione completa a gesti...con la gesticolazione tipica per la quale loro ci prendono sempre in giro...
E in ambito musicale questo protezionismo linguistico francese ha il picco nella legge del '94 che obbliga le radio a trasmettere almeno il 40% dei brani in lingua francese, con almeno la metà proveniente da nuovi talenti o produzioni recenti. Protezionismo che uccide la qualità.
Ricordami due o tre cantanti francesi che abbiamo sentito di recente in Italia, oltre a Édith Piaf e Charles Aznavour che è roba vecchia. E Stomae che è belga. Pochi vero?
Prova ad ascoltare una qualsiasi radio francese per oltre 30 minuti, se ci riesci.
Qualche francese ci rinfaccia le versioni italiane di La poupée qui fait non, del '66 ,di Michel Polnareff. Vogliamo rispondere citando i vari premi e mega concerti di Laura Pausini, ad esempio?
Nel mondo degli affari, la sfida è altrettanto intensa.
Negli ultimi decenni, i colossi francesi hanno guardato all’Italia con appetito con LVMH ha acquisito Bulgari; Kering con Gucci e Pomellato; Lactalis ha fatto suoi Parmalat e Galbani, Essilor con Luxottica.
Pochi esempi reciproci, neppure Stellantis che ha unito sotto lo stesso tetto industriale Parigi con Torino. Mh, Torino?
Al massimo posso citarti Ferrero, con la Nutella presente e richiesta ovunque.
Sono tutte differenze, due facce della stessa medaglia, due visioni della stessa materia.
Noi però noi non odiamo i francesi.




