dal 17 al 25 Maggio 2010, con Martina e Mafalda...
Siccome è tanto tempo che non ci si andava, a Maggio 2010 si decide di tornare a Parigi.
Lunedì 17 Maggio 2010
Alle 5.30 suona la sveglia.
Una mezz’oretta per riprendersi dallo shock, poi vestizione assonnata e saliamo in auto. Questa volta per guadagnare un po’ di tempo partiamo dalla Versilia. Situazione diversa, ma questo è un altro discorso…Stavolta nessuna scatola degli stivali tra i bagagli della c.d.v.
Il viaggio inizia sotto un bel sole. Traffico regolare e temperatura fresca.
Al primo autogrill ci fermiamo per fare colazione, poi impostiamo la navigazione. Arrivo previsto alle 15.36.
Ci accompagnano lungo il viaggio le canzoncine dei cartoni, filastrocche e coccodrilli.
Per questo viaggio ci imponiamo di non rifare le stesse cose del precedente di Dicembre 2009.Infatti alle 10 circa siamo nei pressi del Monte Bianco, e un leggero languorino ci invita a fermarci, appunto, a Courmayeur, come l’ altra volta, parcheggiando al parcheggio dell’ altra volta, gestito dalla solita donnina, e collazionando allo stesso cafè dell’ altra volta. Mi faccio fare una foto nella stessa posizione dell' altra volta.
Siamo a Maggio, fa freschino, a quell’ ora, ma almeno c’ è il sole. Come l' altra volta il paese ci appare ancora assonnato.Riprendiamo la macchina e al casello paghiamo il ticket andata/ritorno del tunnel del Monte Bianco. Lo percorriamo ai 70 km/h fissi e ci ritroviamo in Francia, a 1340 metri, con una bellissima vista sul picco del MontBlanc.
Proseguiamo con il viaggio. Questa volta paghiamo con le monetine i pedaggi ai noiosi caselli intermedi, evitando inutili perdite di tempo cercando di utilizzare la carta di credito prepagata, che è accettata ovunque tranne che nelle autostrade francesi. Sono le 13 circa. Un po’ di famina ci fa decidere di fermarci all’ area di sosta che intravediamo da lontano, che senza volere si rivela proprio quella dell’ altra volta…!
Hanno cambiato però le macchinette automatiche del caffè, e stranamente questa volta il famoso caffè sciacquone francese è meno sciacquone del solito. Il market invece è sempre bello, fornitissimo di panini, baguette, sanwitch più disparati, anche XXL, ma questo è un altro discorso… In vendita anche la frutta in porzioni monodose.
Si riparte, e si riaffronta il tratto noioso Lione-Parigi, rispettando i limiti di velocità viste le numerose pattuglie con autovelox appostate. Sono davvero tante, e mi sa che lì funzionano perché viaggiando a 140 km/h (ma il limite è 130, eh!!) mi sorpassano si e no 10 auto in tutto.
A causa della noia dovuta al dover viaggiare per quelle bellissime strade a velocità così relativamente ridotta, con il niente intorno, si rendono necessarie diverse soste per sgranchirsi un po'. Per fortuna è una bella giornata di sole anche qua.
Finalmente, alle 17 circa si intravedono le indicazioni per Disneyland, dove arriviamo poco dopo.Ho impostato come destinazione l’ indirizzo dell’ hotel scelto, Elysèes val d’ Europe, 3*, presso Val d’ Europe, il quartiere all’ interno del complesso Disneyland Paris, a due minuti dai parchi e a due rotonde dall’ autostrada.
Facciamo un veloce check-in con il receptionist che in ottimo italiano mi spiega i vari vantaggi dell’ hotel: garage a 10€ a soggiorno, navetta ed entrata anticipata per i parchi, parcheggio Disneyland gratuito mostrando il ticket dell’ hotel.
Ottimo direi, per gli 80€ pagati via booking.com. La stanza è all’ ultimo piano, in mansarda, grande, con letto matrimoniale e lettino singolo, bagno grande con vasca, ottima insonorizzazione. Vista sulla strada e sul centro commerciale Val d’ Europe.
Lascio, ripetendo un affettuoso rituale, la compagna riposarsi un po’, e mi dedico ad un giro in auto del quartiere, con molti settori ancora in costruzione, e arrivo fino alla zona degli hotel Disneyland.
Faccio poi un giro veloce all’ interno dell’immenso centro commerciale Val d' Europe che comprende un supermercato Auchan, due piani di galleria commerciale con negozi, caffè, e accenno una visita dell' attiguo Outlet.
Poi rientro in hotel per il mio turno di doccia.Sono le 21.30, c’ è ancora luce. Lasciamo la Mafalda al parcheggio VinciPark, quello vicino al Disney Village, ovvero la zona dei negozi e ristoranti a tema Disney, aperta a tutti, di fronte alle entrate dei parchi.
Come l' altra volta ceniamo al Cafè Mickey, con i personaggi Disney che passano tra i tavoli per gli autografi. Di nuovo la c.d.v. si abbandona a delle effusioni, questa volta con Fra Tac. ma questo è un altro discorso…
Ci dedichiamo allo shopping, e riprendiamo la strada dell’ hotel, ma prima volontariamente torniamo al cafè L’ Agape, il pub/brasserie nella piazza principale del quartiere Val d’ Europe, la stessa dove si trova l’ hotel. Come l' altra volta.
Il lunedì forse è la serata karaoke, infatti beviamo la nostra Guinnes in mezzo a ragazzi francesi che storpiano le già tristi e melense canzoni francesi.
Si rientra in hotel, e buonanotte.
Martedì 18 Maggio 2010
Ore 6 circa, ci svegliamo, anzi mi sveglio con il suono dell’ allarme antincendio del corridoio. Apro la porta e con i vicini di stanza ci interroghiamo con lo sguardo sul da farsi. Sveglio con dolcezza la c.d.v. che alla notizia reagisce con “…e allora?”. ma questo è un altro discorso… Telefono alla reception che mi si risponde con un tranquillo hallo? e mi si rassicura che si tratta di un petit accident dans la cuisine.
Niente incendio, ma ormai siamo svegli. Carichiamo i bagagli in auto e andiamo a far colazione al centro commerciale, ancora deserto, in quanto negozi e caffè aprono solo alle 9 circa. Troviamo ancora chiuso il Brioche Doree, ma poco distante è già aperta la cafeteria Paul, che decidiamo di testare. Si rivela un' ottima scelta. Fanno un ottimo caffè, poco sciacquone, e dei deliziosi croissant.
Prendiamo la Mafalda e in pochi minuti arriviamo al parcheggio del parco.
Chi come noi alloggia in uno degli hotel Disney o convenzionati Disney, non paga il parcheggio, se si mostra il ticket dell’ hotel. Un risparmio di 15€.
Lasciamo la macchina moooolto più vicina all’ entrata visto che c’ è molta meno gente rispetto alla Domenica pre-natalizia dell’ altra volta. Entriamo alle 9.40 al parco Disneyland, dopo il controllo delle borse, mostrando fiero la stampa dei due biglietti promozionali per 2 parchi a 19€, acquistati su internet grazie alla promozione Danone.
In più, come ulteriore benefit per chi alloggia in un hotel Disney, si ha diritto ad entrare nei parchi fino a due ore prima rispetto all’ orario normale, le 10.00, così da poter usufruire in libertà delle attrazioni maggiormente frequentate.
Noi scegliamo Peter Pan, la preferita di lei, e Star Tours, la mia, ignorando SpaceMountains, visto che a lei fa paura. ma questo è un altro discorso…E’ una bellissima giornata, Main Street Usa sembra ancora addormentata, solo solleticata dalle poche persone presenti.
Alle 11.30 facciamo una colazioncina presso un cafè di Main Street con il solito caffè sciacquone…ma servito nel bicchierone di carta con Topolino.
Qualche minuto dopo inizia la mini parata con il trenino con i personaggi Disney. Ma manca Gatto!
Proseguiamo il giro del parco, ci facciamo un giro in battello, poi verso il labirinto di Alice, Pinocchio, Biancaneve, il castello dei Fantasmi…
Pranziamo al Blue Lagoon, il ristorante esclusivo all’ interno dell’ attrazione Pirates of the Caribbean. Mangiamo un buon pesce all' interno di una scenografia spettacolare, con le barchette dell’ attrazione che ti passano accanto…
Il parco si inizia a popolare, c’ è un bel sole, ma non fa eccessivamente caldo. Continuiamo a girare godendoci l'atmosfera. Ci guardiamo la parata Once Upon a Dream…ma con la luce del giorno non fa lo stesso effetto rispetto a Natale…Ci postiamo verso il parco Studios.
La stanchezza si fa sentire, la c.d.v. non ama le attrazioni più arenaliniche, quindi ben sazi di Disneyland decidiamo di spostarci in direzione Parigi.
L’ orario è quello dei pendolari, quindi il traffico in autostrada, nonostante le 6 corsie, è intenso.
Il navigatore si rivela utile, nonostante il percorso si snodi attraverso i quartieri di Parigi ormai familiari: Bercy, Hotel de Ville, il Marais.
In poco tempo arriviamo davanti all’ hotel TimHotel Montmartre, in place Emile Goudeau, 2*, nel cuore di Montmartre.
Cuore pure troppo, visto che la piazzetta dell’ hotel è pedonale, in cima ad una pittoresca ma scomoda scalinata, se si hanno i bagagli. Ci sarebbe anche la strada che costeggia la parte superiore della piazzetta, ma per farla breve decido di scaricare i bagagli lasciando un attimo la macchina in seconda fila.
Ad un angolo si trovano due brasserie/birrerie con tanti giovani che si godono l’ aperitivo in una giornata splendidamente primaverile. Nessuno di loro si cura minimamente di noi mentre scarichiamo e trasciniamo i bagagli…mica come in Italia dove ci avrebbero squadrati tutti...!
Procedo al check-in con la receptionist un po' gnègnè mentre la c.d.v. tiene sotto controllo la Mafalda.
Saliamo e ci rendiamo subito conto della dimensione lillipuziana della camera, con i due lettini affiancati al posto del grand lit concordato, e del bagno, più piccolo di quello di un camper.
Decido al volo che me ne fregherò dato che ci dovremo stare solo tre notti, quindi lascio la c.d.v. nella tristezza del loculo e riscendo in strada per portare la Mafalda allo stesso garage collaudato positivamente a Dicembre 2009, che dista pochi minuti a piedi.
Ritorno piano piano verso l’ hotel, passando dalle stesse stradine ossevando gli stessi ristorantini, brasserie che a Dicembre erano chiusi e che invece questa volta occupano quasi tutti il marciapiede con i loro tavolini. Il quartiere è molto animato.
Arrivo col fiatone, vista la ripida salita…è l’ allenamento che manca. ma questo è un altro discorso…
L’ hotel non ha aree comuni, solo una piccola sala dove viene servita la prima colazione. La si percorre per arrivare all’ ascensore, dove trovo ad attenderlo un gruppo di turisti italiani che, appena fatto il check-in, commentano la stessa percezione di non scaltrezza della receptionist che avevo avuto io.
Ormai allenato dalla scarpinata decido di farmi i due piani di scale.Osservo con più attenzione la stanza. Vedo i due lettini affiancati, uno spazio di 50 cm ai lati dei letti, 40 tra il letto e l’ armadio a giorno, che poi è inutile visto che i montanti sono troppo stretti non consentono di inserirci il mio borsone, troppo lungo. Lo dovrò tenere a fianco del letto, scavalcandolo ogni volta che mi devo sdraiare. La cosa più bella è il bagno: metricamente è più piccolo dell’ ascensore dell'hotel e il lavandino è largo 40*30cm. La doccia è clamorosa, si e no 70*70cm, la sua chiusura è composta da sue ante in vetro asimmetriche, che richiedono un movimento sincornizzato per richiuderle, se si vuole evitare di allagare anche il pavimento. La notte infine scoprirò che l’ insonorizzazione della porta è assente: ascolto distintamente le voci di chi passa nel corridoio, e succede spesso visto che la stanza è la prima appena usciti dall’ ascensore. Irrisoria l’ insonorizzazione dei muri.
Il contesto non merita neppure una foto.
Un po’ per la stanchezza, un po’ per il nervosismo dovuto alla delusione per la stanza, decidiamo di fare un “pisolino”. Ci svegliamo alle 22.30, pronti per mettersi il pigiama e andare a letto senza cena.
Bonne nuit.
Mercoledì 19 Maggio 2010
Ore 10.00 facciamo colazione, a buffet. Senza infamia e senza lode, una colazione da 2*.
Poco dopo siamo fuori, pronti per la prima giornata parigina.
Scendiamo verso la fermata del Metro Abbesses, la stessa che utilizzavamo a Dicembre. Facciamo gli abbonamenti, due Navigo Decouverte settimanali, con le nostre foto sorridenti. Prima tappa il Louvre, dove arriviamo passando per la galleria commerciale du Carrousel, dove si trovano i ristoranti, l' Apple Store ed altri negozi.
Acquistiamo i ticket, 9.50€, alle biglietterie automatiche e adottiamo il percorso “Louvre in 2 ore”, acculturandoci con wikipedia prescaricata sull’ iPhone.
Ci godiamo la Nike di Samotracia, poi entriamo nella grande sala dove si trovano anche l’ enorme dipinto delle Nozze di Cana e quell’ altro quadretto 77*53 cm con quella specie di ritratto di quel tipo toscano famoso. Proseguiamo verso la Libertà che guida il popolo di Delacroix, la zattera della Medusa, Amore e Psiche del Canova, la Venere di Milo, la parte egizia, la Merlettaia di Vermeer. Un gruppo di asiatici rischia la vita chiedendomi maleducatamente di farmi da parte perché volevano farsi una foto con lo sondo della Nike, quindi perdiamo qualche minuto lì fermi, giusto per fargli dispetto.
Decidiamo di uscire e prendiamo l’ ascensore insieme ad una signora inglese che accenna ansimando un attacco di panico nei 20 secondi di tempo della discesa (…che lo prendi a fare l’ ascensore se hai paura?) e ci ritroviamo sotto la piramide. Dopo essere entrati da quella che per gli altri è l’ uscita, usciamo da quella che per gli altri è l’ entrata.
Sono 13.30, e visto che l’ altra volta era chiuso ed eravamo rimasti col dubbio, decidiamo di fermarci al cafè Marly, il “cafè del Louvre”. Ci chiedono se vogliamo manger ou boir, quindi ci accompagnano al tavolino libero. Il cameriere, chiesti due cafè, ci riconosce come italiani e ci propone anche un verre d’ eau. Il cafè che ci porta, nelle deliziose tazzine personalizzate, è pure buono.
Ci godiamo il momento molto parigino sotto il tiepido sole, con Parigi che ci passa davanti.Ci alziamo e andiamo verso il giardini des Tuileries dove troviamo il carretto di Paul (lo stesso del centro commerciale Val d’ Europe), e vista l’ ora prendiamo una baguette, une salade e un croque monsieur, e ce li andiamo a mangiare stesi sul prato ai lati del grande viale sche porta a place de la Concorde.
Inaugureremo in quel modo il rituale delle pelouse, ovvero stendersi e prendere il sole sui bellissimi pratini verdi, in mezzo alla gente.
Mentre mangiamo infatti si alternano accanto a noi tre ragazzine sui 20 anni, biondine e carine, un gruppo di romani, un nonno bianco con nipotino di colore che poi negherà la richiesta di gioco da parte di un coetaneo italiano, mentre i due adulti si scambieranno sguardi imbarazzati.
Nel frattempo davanti a noi una moltitudine di persone che passano: turisti, impiegati, gruppi di ragazzi, suore e preti, gente in bicicletta, gente vestita strana, ragazzine poco vestite, gente parecchio strana, donne obese, italiani fighetti, italiane con tacchi (comodissimi per camminare), francesi con abiti assurdi, inglesi con associazioni di colori improponibili.
Di ogni persona che passava si immaginava da lontano la nazionalità, e se italiana la provenienza geografica, sperando poi che parlassero mentre erano vicini per averne conferma o smentita.Mangiando, pisolando, ridendo e scherzando si fanno le 16.15, ed è quindi ora di riprendere il cammino.
Si percorrono tutti i giardini, con i bambini che giocano con le barchette a nolo nelle vasche d’ acqua, le mamme con bambini, e si arriva a place de la Concorde, la si attraversa e si iniziano i Champs Elysèes, la prima parte quella contornata dagli spazi versi, e poi la parte con i maestosi edifici hausmanniani.
Diamo un’ occhiatina distratta ai negozi e alle gallerie commerciali, in una delle quali mi viene richiesto di superare la mia famosa repulsione e antipatia per Starbucks. Cedo alla richiesta di gustarci un pessimo sciacquone, sprecando almeno 15 minuti di Parigi prima che il liquido raggiunga una temperatura accettabile. Come odio questa catena di cafè!Intorno alle 18 siamo all’ Etoile, davanti all’ Arco di Trionfo, quell’ opera di inutile architettura celebrativa alto 50 metri, dove assistiamo, insieme a pochi turisti, alla cerimonia del ravvivo della fiamma perenne.
Ritorniamo sui champs dove si prende il Metro per rientrare in hotel. Ci arriviamo quasi alle 19, dopo la solita ripida salita.
Poco dopo usciamo per andare a cena, poco distante, al Cefè des deux Moulins, il cafè dove lavorava Amelie Poulain, nel film Il magico Mondo di Amelie. L’ interno è leggermente diverso da come lo si vede nel film, ma le pareti e la tovaglietta di carta fanno ampio riferimento al film.
Non posso evitare di ordinare la famosa crème brulèe…Sono le 22.30 e usciamo, ha fatto buio da poco. Ritorniamo sui passi ripassando dalla rue des Abbesses e i suoi negozietti e cafè, la cara place des Abbesses, e continuiamo verso il Sacro Cuore. Arriviamo alla base della butte, alcuni venditori di braccialetti cercano di romperci le scatole, ma si allontanano appena ci riconoscono come italiani…boh…ci apostrofano come sicily…mah…
Vengo obbligato, nonostante la comoda alternativa della funicolare peraltro compresa nell’ abbonamento ai trasporti, a salire fino alla chiesa dalle scale, che percorro in due tempi e terminando col fiatone, ma senza infarto. ma questo è un altro discorso…Ci godiamo la vista di Parigi dal Sacro Cuore, ma non c' è più l’ atmosfera romantica del tramonto appena passato, dato che la scalinata sotto la chiesa si sta trasformando lentamente in bivacco. Iniziano a girare troppi tipi troppo alticci, e sono un po’ troppi i vetri rotti e le bottiglie vuote in terra. Nessuna sensazione si insicurezza, solo l’ atmosfera rovinata da troppa anarchia e dai troppi venditori di minielicotteri luminescenti e coniglietti a molla.
Si prosegue il tour per le stradine nei dintorni di place du Tertre, con i negozi di souvenir e i tavolini dei ristoranti che hanno preso il posto dei finti artisti e pittori. L’ atmosfera è troppo turistica, troppi turisti in cerca delle icone della Parigi turistica, che sono felici di trovare.
Proseguiamo e arriviamo alla piazzetta dell’ hotel, questa volta dalla parte di sopra. Almeno questa riesce a salvarsi.
Passiamo davanti allì hotel, ma decidiamo di berci una Guinnes alla stessa birreria in rue des Abbesses dove cenammo a Dicembre, appena arrivati in città, alle 2 di notte…
L’ atmosfera però non era quella dell’ altra volta…tanta gente, nessun cameriere che rimette a posto le sedie...
Risaliamo verso l' hotel. Bonne nuit.
Giovedì 20 Maggio 2010
Anche oggi è una bellissima giornata di sole.
Dopo la colazione siamo si nuovo in Metro dove l’ attenzione cade su una deliziosa donnina sui 65 con i capelli rosso Ferrari. Cambiamo linea e prendiamo la 14, la più recente e moderna, quella con i convogli senza guidatore (come anche la 1). Scendiamo a Chatelet, percorriamo un lunghissimo tapis roulant, e risaliamo in strada. Siamo nei pressi del quartiere gay, e si vede.
Proseguiamo verso il quartiere “dell’ orologio”, appena dietro al Boubourg, dove vediamo che il Dèfenseur du temps è en panne!
Torniamo sotto la chiesa di st Eustache per una foto di rito alla statua Ecoute, con la gigantesca testa e la gigantesca mano.
Diamo un’ occhiatina curiosa ai negozi del brutto centro commerciale Les Halles. Per fortuna c’ è il progetto per il suo totale rifacimento. Il ventre di Parigi non è all’ altezza!
Stiamo cercando un “Paul”, ma girando invano ci arrendiamo e sperimentiamo un’ altra catena francese di cafè: la Croissanterie. Nel menù hanno anche un cappuccino à l’ italienne, neppure tanto male. Usciamo e ripercorriamo i passi in direzione Beaubourg.
Senna. Si passa dalla fontana Stravinsky, che a Dicembre era inattiva perché gelata e questa volta inattiva perché completamente svuotata! Uffa!
Intorno alle 12.30 siamo sulla Senna, la si attraversa per l’ Ile de la Citè per poi subito in direzione Ile st Luis.
Qui si scendono le scalette per arrivare all’ estremità ovest della isola.
All’ ombra di un albero una panchina ci si offre: la accontentiamo. L’ atmosfera è romantica, confermata anche dalla presenza di una coppia gay che ci passa davanti invidiandoci la location. Ci godiamo, appena qualche metro sopra il livello dell’ acqua, il panorama del ponte sulla senna, dei battelli e dei barconi che la navigano. Ne passano due molto curiosi, stretti e lunghi, carichi di ghiaia, e con una autovettura parcheggiata su una piattaforma, a poppa, leggermente rialzata. Surreale. Probabilmente era la macchina del barcarolo. Intermodalità al 100%.
Si risale in strada, ci percorriamo tutta la strada principale della Ile st Luis fino alla sponda opposta dell’ isola. Da questo lato c’ è un giardinetto, noi di nuovo scendiamo le scalette per tornare quasi a quota acqua, per riconquistare una isolata panchina, di nuovo davanti ai bateaux mouches che passano. Ci divertiamo a salutare i turisti che ci risalutano, in un’ insolita convivialità.
Proprio sulla punta una decina di ragazzi si rilassa stesa a terra prendendo il sole, con vista sulla Senna e la nuova biblioteca nazionale in lontananza.
Risaliamo ancora, su un ponte tutto rivestito, non si sa se per restauro o perché opera dell' artista Christo. Approdati sulla rive gauche, passiamo accando all’ Institut du Monde Arabe, di Jean Nouvel, con la sua facciata composta da 240 diaframi che si regolano ogni ora e filtrano la luce all’ interno a seconda dell’ insolazione.
Sono le 13.40 ed è l’ ora di fare la pappa. Scegliamo a caso la prima brasserie all' angolo, dove ci rilasseremo mangiando une salade deliziosa, e un vinello au verre.
Alle 14 e mezzo circa si riparte, direzione La sorbonne, che attraversiamo.
No, ormai sono troppo vecchio per l’ Erasmus…ma questo è un altro discorso…
Proseguiamo in direzione Jardin des plantes e il piccolo zoo, dove due struzzi ci salutano e mi si ricorda che loro non sputano, sono i lama che lo fanno.
Anche qui una panchina sotto un bellissimo viale alberato ci chiama.
Si sta molto bene, la giornata è splendida. Ripartiamo che sono quasi le 16, attenti a non calpestare la pelouse, dato che è interdite. ma questo è un altro discorso…
Il giro prosegue in direzione rue Mouffetard.
Intercettiamo un piccolo set cinematografico. La scena: un tipo cammina su un marciapiede, fa per attraversare la strada sulle strisce, in quel momento arriva una Saab cabrio che fa come per chiedere un’ informazione. Non ho capito il resto perché mentre cercavo di immortalare la scena con un video vengo richiamato da dei tipi strani, gli addetti ai lavori, che in inglese mi dicono che non posso fotografare mentre stanno girando la scena, ma devo aspettare lo stop. Faccio finta di non capire e continuo.
Percorriamo la deliziosa Mouffetard, questa volta senza accenni al petepem petepem petepem ma questo è un altro discorso…
Mi concedo un gelato avec deux profums da Aberto: buono, me lo gusto passeggiando fino alla deliziosa la piazzetta de la Contrescarpe.
Si prosegue direzione Pantheon, il cui costo ci scoraggia l’ ingresso. Non vedrò il pendolo di Foucault.
Si continua in direzione Jardins du Luxembourg, e anche qua una anonima panchina accoglie le nostre stanche chiappe. La panchina è doppia, e dietro a noi dopo pochi minuti si siede una famiglia di indiani/turchi il cui capofamiglia indossa una maglietta che emana un odore tendente all’ insopportabile. Per fortuna si alzano dopo poco. D’intorno gente qualunque che passa e si ferma, famiglie, bianchi e neri, occidentali e orientali, arabi e indiani.
Cerchiamo una di quelle famose sedie con lo schienale inclinato, ma non ne troviamo libere. C’ è davvero tanta gente che si gode la bella giornata di sole primaverile.
Ci allontaniamo da questo paradiso, qualche stradina davanti al Senato e prendiamo il Metro direzione hotel.Prima delle 19 siamo nei pressi dell’ hotel, ma è ancora presto per salire in camera.
Come tutte le sere c è un po’ di gente davanti alla piccola birreria e al piccolo cafè in angolo, il Relais de la Butte, dove ci sediamo per una birretta. Siamo circondati da ragazzi sui 25/30 tutti del posto. Con sommo rammarico della c.d.v., anche qui, non ci portano le noccioline, ma solo qualche oliva… ma questo è un altro discorso…
Si sale nel loculo per la microdoccia e pisolino: da un calcolo veloce abbiamo percorso 9km a piedi, soltanto oggi.
Vado a prendere la Mafalda al garage dove che mi fanno impaurire perché non troviamo né le chiavi, né la macchina. Il posto non è enorme, ma l’ avevano parcheggiata dietro alcune monovolume così non la vedevo neppure passandoci davanti.
Passo a prendere la c.d.v. e andiamo in direzione Notre Dame, dove parcheggiamo nel carissimo sotterraneo.
Facciamo due passi e ceniamo nella zona di rue de la Huckette in un anonimo turistico ristorantino, scelto a caso tra quelli dove non c’ è il cameriere fuori che con un finto sorriso invita ad entrare. Niente di che.
C’ è molta gente in giro, pure troppa.
Rientriamo velocemente in hotel, anche perché dobbiamo preparare il bagaglio.
Venerdì 21 Maggio 2010
Ore 9.20, dopo la veloce colazione scendo per fare qualche foto alla cara piazzetta dell’ hotel, place Émile-Goudeau, a pochi metri da un piccolo gruppo di turisti interessati al Bateau-Lavoir, l’ edificio famoso per essere stato l'abitazione di numerosi artisti del ‘900: Matisse, Modigliani, Utrillo, Apollinaire, Brâncuşi.
Terminato di fare il bagaglio, ben contento scendo per saldare il conto dell’ hotel, verso il quale avevo molte aspettative, ma che mi ha un po’ deluso.
Poi mi avvio a prendere la macchina, e districandomi tra le stradine di Montmartre riesco ad arrivare nei pressi dell’ hotel dalla parte alta, così evitiamo di dover fare la scalinata con i bagagli.
Imposto la navigazione in direzione La Defènse (che la c.d.v. chiama la defaiàns), dove ho scelto il secondo hotel, non perché il Timhotel fosse occupato per i giorni successivi, ma perché volevo finalmente alloggiare in questo quartiere, che ho sempre amato particolarmente.
La c.d.v. era stata preventivamente avvertita, quindi accetta la mia scelta senza commentarla, almeno apertamente.
Arriviamo passando per il bois de Boulogne, dove ritrovo il luogo dove, molti anni fa, avevo dormito qualche notte durante un viaggio in camper. Bellissimo questo polmone verde di Parigi, anticamente luogo di caccia.
Arriviamo davanti all’ hotel Ibis la Defènse, 2*, dove dopo un veloce check-in ci assegnano una camera all’ ultimo piano, il 14°, purtroppo con vista sull’ interno e non come speravo sul resto del quartiere. Peccato.
La camera è la classica Ibis, sufficientemente spaziosa, un armadio a giorno, un poggia valigia, bagno spazioso con doccia, tv con rai1. Usciamo, quasi alle 12, e ci avventuriamo nel fantastico quartiere di grattacieli, in direzione Grande Arche, incrociando impiegati in giacca, impiegati in pausa pranzo che giocano a bocce, scolaresca di bambini, residenti del quartiere con sacchetto della spesa.
Continuo a mitragliare di foto ogni edificio, compreso il piccolo verdissimo pratino pieno di impiegati in pausa pranzo che si godono il sole. Entriamo nell’ enorme centro commerciale Les Quatre Temps, e ci fermiamo per un cafè e per un trancio di torta al cioccolato. Era una bomba calorica, che per la prima volta in vita mia faccio fatica a finire. In pratica sarà il mio pranzo.
In un angolo l’ attenzione cade su un grupo di persone che, in pausa pranzo, ballano il tango! Fantastico! Proseguiamo il giro passando sotto il Grande Arche, e facciamo qualche video architettonico.
Ci sediamo sulla scalinata in mezzo a scolaresche di liceali che intonano inni da stadio che non comprendiamo. Inneggiano ai bleu, ovvero la nazionale di calcio. Io vorrei intonare un poppporoppoppoppoooohhh…ma non mi sembra il caso.
Continuiamo verso il pollice di Cezar, poi entriamo sotto la cupola del CNIT. Diamo un’ occhiata ai negozi, poi prendiamo il tunnel multicolore che porta alla stazione del Metro/RER, che attraversiamo per rientrare nuovamente ad un livello inferiore del 4Temps, dove fermiamo la fame con un baguettone alla Croissanterie.
Usciamo e ci abbandoniamo sul pratino verdissimo in mezzo ai grattacieli e al via vai di impiegati e lavoratori in uscita anticipata dagli uffici per il weekend. Ci passeremo buona parte del pomeriggio, in quella fantastica atmosfera dove ognuno fa quello che deve fare senza curarsi degli altri. tra i tanti vediamo un tipo di colore che poco distante mostra mosse di arti marziali ad un discente mingherlino.
Ci alziamo per spostarci poco più in là, preso una birreria all’ aperto dove, ormai in orario da aperitivo, ci beviamo una birretta, circondato dagli ultimi impiegati della settimana.
Due passi ancora e siamo davanti all’ hotel.
Oggi movimento zero.
Fatta la doccia si prende la Mafalda per un giro di Parigi by night, con destinazione i Champs dove ceniamo nel turistico pizza Roma, di fronte al turistico pizza Pino che avevamo testato a Dicembre. Anche in questo caso la valutazione della pizza è scarsa, oltre al fatto che non avevano il caffè d’ orzo richiesto dalla c.d.v. ma questo è un altro discorso…
Proseguiamo il giro guardando la torre dai champs de Mars, e aspettiamo il rintocco così da immortalarla scintillante in un video.
Al rientro troviamo un po' di traffico perchè i champs sono chiusi in quanto stanno allestendo una mostra all’ aperto di piante ed animali.
Lasciamo la Mafalda al suo costoso parcheggio, e rientriamo in hotel passando da un semi labirinto di corridoi. Arriviamo alla porta sul retro dell' ibis, suoniamo al campanello ma nessun segnale. Passiamo allora dal confinante Novotel, ed incrociamo il portiere dell' ibis che tenta di redarguirci dicendoci che ci stava venendo ad aprire. Replico che non avendo doti telepatiche non potevo saperlo. sarebbe bastato sentire anche una supercazzola al citofono ed avrei capito di aspettare.
Comunque, visto che ci siamo gli chiedo una bottiglia di acqua da un litro, che pago allegramente 2€.
Bonne nuit.
Sabato 22 Maggio 2010
Ci svegliamo tardi, ma facciamo in tempo per approfittare della ricchissima colazione a buffet dell’ Ibis, con croissant, pane, martellatine sfuse, jougurt, cereali, succhi di frutta, caffè bevibili, e tutto a volontà. In più anche un foglio con la rassegna stampa in italiano.
Risaliamo in stanza mentre la c.d.v. si perde nella lenta riparazione di un bottone del pantalone. Oh mugna…e l’ ho messo all’ incontrario! ma questo è un altro discorso…
Finalmente ci muoviamo in direzione “centro”, con il Metro, molto meno affollato rispetto ai giorni precedenti. Ci fermiamo a Citè, dove in superficie ci fermiamo al piccolo mercato di piante, fiori e cosine per la casa che affascina ed estasia la c.d.v., compreso la meravigliosa maison de l’ orchidèe.
Ne approfitto per comprare qualche souvenir…piccoli sacchetti profumati, brandizzati Paris.
Volevamo visitare la bellissima sainte Chapelle, ma c’ è troppa fila, e rimandiamo proseguendo a zonzo in direzione Notre Dame, poi st Michel dove una decina di studenti sono in fila per vendere i propri libri usati alla libreria, che poi a sua volta li rimette subito in vendita. Come pianificato andiamo verso Leon de Bruxelles, il ristorante specializzato in cozze, che a me piacciono molto, e che ci gustiamo al vapore io e marinate la c.d.v, accompagnate da un’ ottima bitta belga e da patatine fritte. All' entrata mi avevano chiesto se volevamo pranzare dans l' interieur o dans la terrasse. Sceglo la seconda, e ci ritroviamo ai tavolini sul marciapiede, con la gente che ti passa accanto...ma tutto questo fa molto parigino…!
Ben sazi riprendiamo la visita a piedi di quella parte di quartiere saint Germain, compreso la pluricitata place Furstenberg.Poi via Metro ci spostiamo in direzione rue de Rivoli, dove sbaviamo davanti alla vetrina di Angelina.
Proseguiamo in direzione place Vendome, il salotto di Parigi, con la c.d.v. che delizierà i passanti con una camminata sciccosa uniformata al luogo, ma questo è un altro discorso…
Poi di nuovo in Metro andiamo verso place des Vosges. Arriviamo al centro della fantastica piazza piena di giovani distesi sul pratino nel loro soleggiato sabato pomeriggio.
Ci sediamo anche noi, circondati a pochi metri da gruppi di ragazze che ripassano appunti di scuola, una giovanissima famiglia con il babbo che dà il biberon al bimbo, coppie etero e coppie gay, bambini che giocano nella sabbia, un tipo strano che da una finestra richiama l’ attenzione sui problemi dei senzatetto…Un' atmosfera veramente antastica!
Sono le 18 circa e rientriamo in hotel. Il quartiere è decisamente meno affollato rispetto al giorno prima.
Con calma ci prepariamo per la sera, nella quale coinvolgiamo anche la Mafalda, che ci accompagna fino in zona grand boulevards, dove poi scegliamo di cenare da Hippopotamus, la catena di ristoranti specializzata in carne.
Troviamo una cameriera molto educata ma tutt’ altro che sveglia, che mette a dura prova il mio francese con le sue mille richieste in merito alle varianti di cottura, di ordine di portata, di tipologia di condimenti...
Durante la cena proprio per caso do un’ occhiata al ticket del parcheggio dove avevo lasciato la Mafalda e leggo che stranamente chiude a mezzanotte.
La lentezza del servizio nel portarmi il dessert, due boules di gelato, aumenta l’ ansia di trovarlo chiuso.
Faremo in tempo, ma non ci siamo goduti la cena come si sperava.
Vabbè, ci consoliamo con un tour by night e immotralo la Mafalda davanti al Louvre illuminato.
E’ sabato sera e decidiamo, visto che siamo in zona Marais, di andare a bere qualcosa in qualche localino gay.
Ci si avventura quindi tra quelle stradine alla ricerca di qualcosa di interessante, pur non conoscendo indirizzi precisi. Alla fine intercettiamo la rue des Archives dove la moltitudine univoca di clientela ci fa capire di esserne nel cuore.
Lì mi si sfida ad una serata sperimentale, che abilmente riesco ad evitare. ma questo è un altro discorso…
Parcheggiamo la Mafalda all’ interrato di turno e a piedi giriamo fino a trovare una soluzione più soft, un localino senza pretese ma con insegna Guinnes illuminata.
Tornati al parcheggio cerco il pin della carta prepagata memorizzata sul telefono, ma non trovo il telefono. Mi accorgo di averlo dimenticato sul tavolo. Subito risaliamo in superficie, e mi metto a correre (diciamo a camminare veloce visto la mancanza di allenamento) verso il locale, inizialmente sbagliando pure strada. Intercetto la c.d.v. che, visto il tacco alto, non poteva correre. Ritorno trafelato al locale che stava già chiudendo. Entro e vado subito verso il tavolino dove eravamo seduti ma non trovo niente. La ragazza che mi ha visto entrare forse mi riconosce o capisce subito quello che cerco e sorridendo mi porge il telefono che aveva già messo dentro un cassetto. Diciamo che da 1 a 5 ho avuto culo 6. Esco e lo mostro rassicurato alla c.d.v. rassicurata.
Subisco in silenzio i giusti rimproveri circa la brutta abitudine che ho di tenere sempre il telefono in mano e appoggiarlo ovunque.
Riprendiamo la Mafalda che trovo con una piccola strisciata sulla fiancata, risolvibile con un po' di pasta abrasiva, ma che ci fa pensare che sia il caso di concludere questo sabato sera.
Ci rallegriamo ancora una volta, però, del fatto che pur essendo le 1.30 di notte la c.d.v. poteva camminare tranquilla per quelle strade, da sola, senza la minima sensazione di insicurezza.
Domenica 23 Maggio 2010
Ci svegliamo tardi anche stamani, e scendiamo in extremis per la ricca colazione. Non siamo dei turisti modello.
Siccome la c.d.v. voleva comprare dei magneti per la su’ zia, torniamo in direzione Montmartre, dove ne avevamo visti di carini.
La Defènse è quasi deserta, ma anche oggi è una bellissima giornata di sole.
Ci godiamo un po’ di panorama e di passo dalla pelouse inclinata della butte.
Compriamo un po’ di souvenir, poi riscendiamo verso il Metro, direzione Pompidou che visitiamo, compreso lo shop e la libreria interna dove faccio qualche acquisto.
La c.d.v., infedele, non ne apprezza la genialità dell’ architettura: Oh Mugna, però a me mi sembra un po’ brutto ‘sto ‘hoso! ma questo è un altro discorso…Ci sediamo al cafè Beaubourg, lì davanti, per una bevuta, in prima fila, con Parigi che ci passa davanti, ma anche qui le noccioline ‘un ce le portano. ma questo è un altro discorso…
Riprendiamo il Metro in direzione Etoile, per vedere Nature Capitale.
Per quel weekend, infatti, tutti i champs Elysèes sono stati chiusi al traffico e tutta la strada è stata riempita di piante, alberi, anche animali, due mucche, un vitellino, un toro, poi stand informativi sulla giornata mondiale della biodiversità. Molto affascinante e insolito vedere i champs con il verde e le piante al posto del solito traffico. Ma decisamente troppo affollato. Risulta difficile camminare tra le tante persone e le piante installate.
Per fortuna i marciapiedi, soprattutto quello “sfigato” a sud sono un po’ più scorrevoli, quindi riscendiamo un po’, poi ci sediamo dopo un po’ di attesa ad un tavolino della Maison de l’ Alsace, accanto a due arabi che si gustano un mega plateau di ostriche.
Sono quasi le 18, il sole è ancora alto, quindi ci spostiamo verso la meta della giornata: la torre Eiffel!Ci arriviamo dal Trocadero, quindi iniziamo con delle fotine di rito da lontano, poi arriviamo fin sotto, alle 18.45. Ma te vuoi proprio salire? Si. Fino in cima? Certo. Ah…
Troviamo un po’ di fila alla biglietteria, inoltre non è possibile acquistare da subito i ticket per il 3° livello perché chiuso per massima affluenza.
Non prima delle 20 riusciamo a salire al 2° livello, offrendo alla c.d.v. il silenzio richiesto durante la salita con l’ ascensore.
Una volta lassù ci godiamo il bellissimo panorama.
Ne approfittiamo per uno spuntino al bar appena rimodernato mentre osserviamo un gruppo di giapponesi che perdono tempo reclamando sulla quantità di panna messa nel loro cafè viennese. Una di loro osserva che all' amica ne hanno messa un po' di più.
Riusciamo ad acquistare il ticket per il 3° livello, dietro ad una famiglia araba che per fare 5 ticket fanno la fila in 5. Ci godiamo ancora il panorama dal 2° livello con la luce che via via cambia, fino al tramonto che arriva alle 21.35 circa.
Ci rimettiamo in fila, e purtroppo siamo all’ interno quando alle 22 si mette a scintillare, suscitando un coro di ooohh.
Continua a scintillare anche mentre stiamo salendo con l' ascensore, ed è bello vedere la torre da dentro che si pavoneggia così.Una volta lassù in cima andiamo subito verso il bar à champagne, appena in tempo per acquistare due flute prima che chiuda.
La forma dei bicchierini, in plastica, suscita ironia e ilarità nella c.d.v.
Rimarremo sempre col dubbioriguardo una cosa, ma questo è un altro discorso…
Il momento è tutto nostro, e brindiamo alla nostra salute, ormai al crepuscolo, in un’ atmosfera bellissima.
Ormai ha fatto buio e la città si mostra al meglio con tutte le sue lucine, e pure con dei fuochi d’ artificio in lontananza.
Ci ritroviamo dietro al vetro di protezione fermi impalati per un buon quarto d’ora, ignorando pure un gruppo di turisti turchi chiassosi. Bellissimo.
Si sono fatte le 23.30, e riscendiamo al 2° livello dove “ceniamo” con una baguette al bar.
Poi scendiamo di nuovo al 1° livello con il negozio di souvenir a tema torre e l’ area informativa sulla campagna di ritinteggiatura in corso, quella che operai scalatori fanno dalla costruzione ogni 7 anni.
E’ mezzanotte, e di nuovo la vediamo scintillare. Da dentro.
Riscendiamo alla base, e ci sediamo sulla stessa panchina dove l’ altra volta la c.d.v. mi avvisava di un piccolo rischio, ma questo è un altro discorso…
Rientriamo in hotel eiffellizzati.
Lunedì 24 Maggio 2010, Pentecoste
In Francia oggi è un giorno festivo.
Ci svegliamo tardi anche stamani.
Saliamo in auto e arriviamo alla sbarra del parcheggio dove ho sempre pagato con carta di credito. La inserisco e non l’ accetta. Strano. Provo con un’ altra carta, ma nulla. Faccio retromarcia fino alla cassa, ma è chiusa. Alla cassa automatica riprovo, ma stesso risultato. Provo con i contanti, metto 50€, e sul display dopo un po’ compare l’ avviso di connessione ko. Non accetta il contante né mi restituisce il ticket. Uffa. C’ è il tasto aiuto, che premo. Spiego il tutto a chi mi risponde, un minuto di attesa, mi si chiede di riprovare. Stesso risultato. Mi dice di presentarmi alla sbarra e poi di ripremere il pulsante. Faccio notare che non ho più il ticket. Mi risponde quasi infastidito “allez-ici monsieur, fait le vous!”. Eseguo e mi ripresento alla sbarra, richiedo aiuto, mi risponde la stessa persona, mi chiede chi sono, rispondo "sono il becco di tu pa''". Dieci secondi di silenzio poi vedo la sbarra che si alza. Ingrano la marcia e me ne vado. Ciaoooo !!!!
42€ di parcheggio risparmiati perché non sono stati in grado di farmeli pagare... ihihihiiiiii
Usciamo dal quartiere in direzione 16° arr di Parigi, ma prendo l’ uscita sbagliata di una rotonda e mi ritrovo con i cartelli che indicano Versailles. Dato che era tra le destinazioni programmate, proseguo in quella direzione, dove poi arriviamo per le 13.30.
Evitiamo di salire a visitare il palazzo, quindi entriamo gratis nel parco. Ripeto la posa di una foto che mi scattarono quando avevo 12 anni, ad una specie di enorme vaso in travertino, poi ci avventuriamo nel parco, popolato da famiglie francesi che trascorrono la giornata di festa, con qualcuno che noleggia le barchette per remare un po’ negli specchi d’ acqua.
Giriamo un po' nel parco.
Ci sono bellissimi prati verdi, quindi anche qui scatta la pelouse. Sole anche oggi.Rientriamo in città, in direzione 16° arrondissement, dove vado alla ricerca dell’ hotel Guimard, che non è un albergo ma l’ abitazione di Hector Guimard, del 1909, il mio architetto preferito. E' lo stesso autore delle edicole della metropolitana di Parigi, compreso quella deliziosa di place des Abbesses che usavamo qualche giorno fa.
Rendo omaggio all’ opera e faccio qualche fotina, continuando a girellare per questo quartiere borghesissimo, elegante e snob.
Continuiamo il giro in auto, non c’ è traffico e si gira bene.
Ci trasferiamo verso Bercy, attraversando tutti gli arrondissement della parte sud di Parigi, passando anche dalla china town di Alesia/place d’ Italie. Costeggiamo la nuova biblioteca nazionale e passiamo la Senna, parcheggiando poi ad un interrato molto moderno. Curioso il sistema di luci che aiuta ad identificare gli stalli liberi.
Saliamo in superficie e ci troviamo all’ interno del nuovo Bercy Village, il quartiere da poco riqualificato, dove i vecchi depositi del vino sono stati trasformati in deliziosi negozietti, cafè e ristoranti, separati da un viale pedonale, affollato di gente che si gode la tranquillità di quel luogo.
Ci fermiamo per una bevuta al famoso chai33, poi dopo passiamo al bel parco, dove non possiamo non cedere a una tranquilla pelouse.
Ripartiamo, ormai alle 19, e rientriamo in hotel costeggiando la statua della libertà, copia di quella donata dai francesi a New York, e dal parco Andrè Citroen, con il pallone aerostatico che svetta sul cielo di Parigi.
Rientriamo in hotel e ci prepariamo per la serata. Stasera abbiamo un’ ospite!Usciamo intorno alle 21.30 e andiamo in direzione quartiere latino, pressi Odeon, per incontrarci con Alessandra, un’ amica di Infoparigi.eu.
Con lei ci spostiamo verso la zona Pantheon alla ricerca di un ristorante da lei consigliato ma che troviamo chiuso, quindi ripieghiamo, vista l’ ora, su uno lì vicino, scelto quasi a caso. Passiamo una bella serata tra racconti di aneddoti e scambio di opinioni sulla città.
Immortalo l’ evento con alcune fotine, benché in una location poco parigina: il parcheggio.
Si è fatto tardi. Domani ripartiamo e dobbiamo ancora fare i bagagli, quindi riaccompagniamo l’ amica a casa, in auto.
Un po’ distratto entro contromano sul blvd St-germain. Mi accorgo subito e accosto esattamente 4 metri dopo l’ incrocio. Aspetto da fermo il deflusso del traffico mentre la c.d.v. mi avverte “ma quella laggiù è la polizia?”. MMh.
In due secondi un furgone Police mi si affianca, abbasso il finestrino e dico al tipo con faccia interrogativa che ho semplicemente sbagliato strada e chiedo se posso faire l’ inversion. Mi dice di fare marcia indietro mentre in due secondi un altro poliziotto si piazza in mezzo all’ incrocio, insieme al furgone, e con la torcia accesa blocca il traffico per agevolarmi. Mentre faccio manovra mi si avvicina, forse per vedermi meglio, e dico con un sorriso “le navigateur m’ ha dit de tourner a gauche” e lui risponde con altrettanto sorriso “ce navigateur n’ est pas bon”.
In pratica mi e li libero dall’ impiccio in pochi secondi, ringraziando e salutando con la mano.
Parigi è fantastica: da noi fore mi avrebbero guardato male, non assistito e forse multato. ma questo è un altro discorso…
Riaccompagno Ale sana e salva a casa, e noi rientriamo in hotel.
Arriva il triste momento di fare i bagagli.
Martedì 25 Maggio 2010, giorno del rientro.
Questa volta non nevica. Colazioniamo alle 9 e già alle 9.30 percorriamo la piccola tangenziale del quartiere, con la navigazione già impostata verso casa. Salutiamo i palazzoni de La Defense.
In autostrada c’ è un po’ di coda in direzione opposta, verso la città, nei pressi di Antony dove prendiamo l’ autostrada del sole, che questa volta percorriamo con il sole.
Proseguiamo su quelle 4 corsie che inviterebbero a superare i limiti, ma non possiamo.
Senza volere ci fermiamo per il pranzo alla stessa area di sosta, no, non quella di Dicembre, ma la stessa del viaggio di andata. Lato opposto. Tutto prosegue liscio e alle 16.30 imbocchiamo il tunnel del Monte Bianco, alle 20.30 ci godiamo il tramonto lungocosta in Versilia.
Sentire l’ odore di casa rincuora ma allo stesso modo rende malinconica la c.d.v. ma questo è un altro discorso…
Poco dopo e sia io che l’ ottima c.d.v. siamo sani e salvi a casa, con Parigi nel cuore sempre di più.(…oh come ci starebbe bene una pelouse ora…) ma questo è un altro discorso…
Buonanotte...